Proposte escursionistiche • Sentieri Svizzeri

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Tre castelli e un villaggio abbandonato Nr. 1284
Bellinzona • TI

Tre castelli e un villaggio abbandonato

Un tempo tre possenti castelli sbarravano la valle di Bellinzona contro gli attacchi dei Confederati. Queste imponenti vestigia del Medioevo sono un accompagnatore fisso di questa escursione nel passato. Si parte dalla stazione e, lungo un itinerario intercalato da scalini e un tratto di strada (non un sentiero), si giunge fino al fiabesco castello di Montebello. Ci si sposta poi in direzione di Artore verso il castello di Sasso Corbaro: qui vale la pena prendere una piccola deviazione verso il terrazzo belvedere del castello per ammirare la meravigliosa vista su Bellinzona e su Castelgrande, fortificazione che sorge sulla collina al centro della città. Quindi si passa attraverso vigneti e frutteti, toccando un bosco misto di castagni e una pittoresca gola. Lungo il percorso ci si imbatte in mura in pietra distrutte, ruderi di abitazioni più modeste, ma anche nei resti di costruzioni più grandi che costituiscono il villaggio abbandonato di Prada. Sul finire del XVI secolo Prada era abitata ancora da una quarantina di famiglie. Quattrocento anni fa imperversò in questa zona la cosiddetta Peste del Borromeo e il luogo pertanto venne abbandonato. Per rientrare a Bellinzona si riparte quindi da Prada e si scende a valle passando per Scarpapè in direzione di Giubiasco. Da qui si gode di una stupenda vista su Castelgrande e sul Piano di Magadino fino al Lago Maggiore. Ancora un ultimo sguardo da sud verso il castello di Montebello e ben presto ecco che si ritorna ai giorni nostri.
Da Habsburg al castello di Wildegg Nr. 1286
Brugg — Wildegg • AG

Da Habsburg al castello di Wildegg

L'escursione attraverso l'ex Eigenamt asburgico abbina due importanti castelli dell'Argovia: Hausburg, sede originaria dei potenti Asburgo, e Wildegg, la barocca proprietà demaniale circondata da un ampio parco. Dalla stazione di Brugg si attraversa un appartato tratto di bosco per giungere al villaggio di Hausburg, in cui sorge l'omonimo castello. Visitando la corte di Hausburg si capisce cosa mosse Radbot I d'Ausburgo a scegliere questo luogo nell'XI secolo per far erigere il suo castello. Si apprende dell'ascesa degli Asburgo a dinastia più importante d'Europa sulla «Habsburger Königsweg» che in sei audio-stazioni conduce dalla rovina fino in cima alla torre. Da questo punto si gode una meravigliosa vista del paesaggio circostante. Se la visibilità è buona il panorama abbraccia la Foresta Nera e lo Jura fino alle Alpi. Il percorso reale scende dal castello costeggiando il cimitero di Schinznach-Bad e risale ripido fino al punto panoramico che si erge sopra Scherz. Una volta in alto si viene ricompensati dalla bellissima vista su Aare e Gisliflue. Si prosegue lungo un divertente sentiero di radici sulla montagna di Chärne e si ritorna giù verso Wildegg. Ecco che lo sguardo si apre subito sul complesso del castello feudale di Wildegg con il Lenzburg e lo Jura nello sfondo. Il castello di Wildegg fu fondato dagli Ausburgo e alla fine del XV secolo passò sotto il controllo della famiglia Effinger, che vi dimorò per oltre undici generazioni. Nella galleria degli antenati una voce narra ai visitatori eventi emozionanti dei precedenti signori del castello. Con i suoi giardini, un bosco e un podere, la barocca proprietà demaniale è oggi unica nel suo genere in Svizzera.
Dalla città attraverso la foresta fino a Kyburg Nr. 1287
Winterthur, Breite — Kyburg • ZH

Dalla città attraverso la foresta fino a Kyburg

Dalla grande torre di Kyburg, 750 anni fa, Rodolfo di Asburgo fece vagare lo sguardo attraverso l'Eschenberg fino ai vulcani dell'Hegau, oltre l'Irchel, il Lägern verso Uetliberg e fino alle Alpi Bernesi. All'inizio di questa variegata escursione attraverso l'antico distretto di caccia di Kyburg il sentiero corre lungo il margine del bosco e lascia lo sguardo libero di abbracciare l'abitato quasi centenario delle cooperative in cui vivono gli impiegati delle poste e dei trasporti pubblici, costruzioni industriali e il grattacielo delle Sulzer. Degli animali di taglia più grande attendono poco dopo gli escursionisti: cervi, mufloni, bisonti e lupi in uno dei più antichi parchi naturali della Svizzera. Il Wildpark Bruderhaus è stato in passato eremo, quindi casa dei poveri e nel XIX secolo sede dei sovraintendenti forestali della città. Da questo punto si prosegue per l'antico borgo di Eschenberg, che 200 anni contava ancora quasi 100 abitanti. Nelle zone di depressione crescevano i frassini (in tedesco Eschen, da cui deriva il nome della località), mentre oggi i faggi caratterizzano le foreste sottoposte a rimboschimento. Da questo punto si scorge per la prima volta il castello di Kyburg, meta dell'escursione. Per raggiungerla, si prosegue attraverso un dirupo e un bosco, scendendo verso la Linsental. Qui nel 1846 un ponte di legno coperto venne installato al posto della semplice passerella di legno che veniva puntualmente inondata in caso di piena. Si arriva al castello dopo aver superato un dislivello di 150 metri o circa 420 gradini. Giunti in cima, il museo ospitato nel castello di Kyburg narra dei conti e dei balivi che una volta, sebbene quasi sempre a cavallo, avrebbero intrapreso lo stesso sentiero verso Winterthur.
Da un lago all'altro fino al castello Nr. 1285
Kurhaus Voralp — Schloss Werdenberg • SG

Da un lago all'altro fino al castello

Se si passa per il lago di Werdenberg con l'autopostalee, la meta della gita appare già dinanzi agli occhi: Il castello sorge in modo imponente sulla propaggine di un dorso montano - con al di sotto due vicoli su cui sorgono le case di legno che sono antiche quasi quanto l'originario castello dei conti di Montfort. Il laghetto ai piedi della montagna del castello fungeva da bacino di riserva per Werdenberg. L'altro lago formatosi sul terreno del comune di Grabs è il lago prealpino su in alto nel paesaggio montano della catena dell'Alvier. Si tratta del punto di partenza dell'escursione. Il lago montano venne originato dalla caduta di rocce nell'era glaciale e oggi costituisce il cuore di un paesaggio alpino che sembra tratto da un libro illustrato. A causa dei meandri formati dal fiume, la pianura del Reno è priva di case e paesaggi culturali. Altro discorso per i dorsi montani che si stagliano lontani e parzialmente coperti da boschi. Qui, sui ripidi pendii sorgono imponenti masserie, si pratica ancora l'allevamento del bestiame e nel punto esposto al sole il conte faceva svernare i suoi cavalli. Verso Grabs si allarga ancora di più l'intero paesaggio a ciascuna svolta della strada di montagna. Quasi si perde la panoramica in basso, fino in lontananza, della valle del Reno, mentre il dorso montano diventa piatto e i fianchi montani si possono quasi toccare. Bosco, prato e lago di montagna si mescolano indistintamente in un paesaggio senza tempo che è rimasto immutato dall'epoca dei conti. Dal lago, l'escursione prosegue attraverso prati e passa da Chalchofen a Lidmäl lungo un breve tratto del sentiero in quota della valle del Reno. Dopo aver attraversato il bellissimo bosco protetto a stupire sarà la vista sulla valle del Reno. Appena prima della meta si passa per il luogo di ristoro per grigliate di Egeten e si giunge al castello dal suo lato montano
Magia di otto secoli fa sul lago di Thun Nr. 1288
Thun — Oberhofen a. T. • BE

Magia di otto secoli fa sul lago di Thun

L'imponente torrione del castello di Oberhofen ricorda quel tempo ormai remoto, intorno al 1200, in cui i baroni von Eschenbach edificarono la loro fortezza sulle sponde del lago di Thun. La trasformazione da castello medievale a confortevole residenza in una posizione da sogno si è protratta per un periodo piuttosto lungo e testimonia di una storia sempre in divenire. La cappella quattrocentesca decorata da affreschi risale a questa antica famiglia di proprietari. Dal 1652 al 1798 nel castello venne istituito un baliaggio, periodo in cui fu realizzata la segreta. In cima alla torre la stanza da fumo, di stile orientaleggiante e unica nel suo genere, apre uno sguardo in un altro mondo. Il «fumoir» venne realizzato su incarico del conte Albert de Pourtalès, diplomatico prussiano nato a Neuchâtel, che acquistò il castello nel 1844 e lo fece ristrutturare come residenza estiva per a sua famiglia. Dal castello di Thun il sentiero lambisce prima il popolare lungolago fino a Hünibach. Da quel punto s'inerpica sulle tracce dei pellegrini di Giacomo e segue i margini del bosco con una vista mozzafiato sul lago e sulla parata di vette delle Alpi Bernesi. La discesa per tornare al lago si snoda attraverso il trasognato bosco della Balmflue, dove 200 anni fa una grande frana deve aver seppellito una caverna segreta. Così come questa escursione costituisce un crocevia tra cultura e natura selvaggia, anche con la visita del castello di Oberhofen ci si trova su una linea di confine tra sogno e realtà
Da Neirivue al castello di Gruyères Nr. 1289
Neirivue — Gruyères, Bahnhof • FR

Da Neirivue al castello di Gruyères

Sulla collina sopra il borgo medievale di Gruyères troneggia l'omonimo castello comitale. La storica cittadina sorge a 100 m sopra la pianura del fiume Saane ed è la meta di questa escursione, a cui da il La lo scampanio delle mucche del villaggio di Neirivue nel Canton Friburgo. Non a caso, l'itinerario per buona parte percorre i pascoli di tali animali. La cosa non stupisce, dal momento che la regione figura tra i principali produttori di formaggio della Svizzera. Per i piedi il fondo del terreno è piacevolmente variegato, passando da prati a strade asfaltate e sentieri tra i boschi, e in montagna anche salita e discesa si bilanciano. Solo dopo l'ultimo tratto di bosco si scorge in alto il castello di Gruyères. Subito la salita prosegue verso il borgo, dove infine ci si può concedere un dessert con meringa e doppia panna della Gruyères. Il museo del castello di Gruyères offre uno spettacolo multimediale che è una buona introduzione agli otto secoli di architettura, storia e cultura del castello stesso. Il castello innalzato nel XIII secolo è stata la dimora di una lunga serie di conti di Gruyère, fino all'ultimo esponente che lo dichiarò in bancarotta nel 1554. Successivamente le città di Friburgo e Berna si spartirono la proprietà, che in successione passò nelle mani dei castellani friburghesi, dei prefetti e delle famiglie Bovy e Balland, finché nel 1938 lo Stato di Friburgo rilevò il castello e vi fondò il museo.
Dal castello di Hallwyl al castello di Heidegg Nr. 1290
Boniswil — Gelfingen • AG

Dal castello di Hallwyl al castello di Heidegg

L'escursione collega due castelli risalenti a oltre 800 anni fa, il castello circondato da un fossato d'acqua di Hallwyl nell'Argau e il castello posto in altura di Heidegg a Lucerna. Per secoli furono entrambi centri di potere di famiglie nobili. Hallwyl und Heidegg non condivisero il destino di quasi tutti i castelli della Seetal che sono stati distrutti dai Confederati nella guerra di Sempach. Intorno al 1900, le rispettive proprietarie, una svedese a Hallwyl e un'americana a Heidegg, nel tentativo di dare maggiore spazio a natura e genuinità, fecero realizzare dei parchi nelle zone circostanti i loro castelli per uso privato esteso ai loro ospiti. Oggi i sentieri sinuosi, gli esotici alberi giganti e i pittoreschi angoli e scorci sono diventati parchi pubblici aperti a tutti i visitatori. Le quattro ore dell'escursione trascorrono tra zone ombreggiate, panoramiche e con un alternarsi di punti di interesse. Si giunge fino a Aesch attraverso vigneti e prati lungo la riva lacustre. È possibile iniziare l'escursione ad Aesch dopo una traversata in battello del lago di Hallwil. Da lì si prosegue sul fianco del Lindenberg attraverso boschi fino Hitzkirch, dove una volta fu fondata una commenda dell'ordine teutonico.
Im Luzerner Seeland Nr. 1175
Sursee — Menziken • LU

Im Luzerner Seeland

Im Jahre 1790 liessen die Chorherren des Stifts St. Michael in Beromünster oberhalb des Dorfs einen Spazier- und Meditationsweg anlegen, und zwar so, dass zahlreiche Sträucher und Bäume den Grundriss einer Kathedrale formten. Das Areal ist zwar mittlerweile verwaldet, doch noch immer ist die sakrale Grundstruktur deutlich erkennbar: Das 7 m breite und 115 m lange Mittelschiff wird von zwei je 4 m breiten Seitenschif-fen flankiert. Die aussergewöhnliche Anlage gibt es auf einer Wanderung durch das sanft hügelige Grenzgebiet der Kantone Luzern und Aargau zu entdecken. Vom Bahnhof Sursee geht es durch die hübsche Altstadt nach Mariazell. Beim Strandbad öffnet sich ein schöner Ausblick auf den Sempachersee. Nach der Überquerung der Autobahn taucht man oberhalb von Schenkon in wohltuende Stille ein. Ein breiter Fahrweg führt im Chäseriwald aufwärts. Weiterhin ansteigend geht es durch die Weiler Grüt und Waldi zum Blosenberg. Über den 217 m hohen Sendeturm wurde während Jahrzehnten das Programm von Radio Beromünster in die ganze Schweiz ausgestrahlt. Ende 2008 wurde der Betrieb eingestellt. Der Sendeturm steht seither unter Denkmalschutz. Bei prachtvoller Aussicht ins nahe Aargauer Mittelland und zum Hügelzug des Erlosens geht es in leichtem Abstieg zum Schlössliwald, der die Waldkathedrale birgt, und zur Stiftskirche Beromünster. Das Bauwerk geht auf das 11. Jahrhundert zurück und erlangte seine heutige Gestalt im 17. und 18. Jahrhundert. Es gilt als eine der schönsten spätbarocken Kirchen der Schweiz. Nach der Durchquerung des Fläcke im Ortskern von Beromünster gelangt man zum Flüsschen Wyna, dem ein schmaler Pfad durch ein reizvolles Waldtobel folgt. Kurz nach Maihusen betritt man Aargauer Boden, und schon bald erreicht man das Zentrum von Menziken und damit das Ziel der Wanderung.
Im Baselbieter Jura Nr. 1176
Rothenfluh — Tecknau • BL

Im Baselbieter Jura

Die sanften Hügelwellen des Baselbieter Juras kann man praktisch während des ganzen Jahres durchstreifen. Perfekt für eine winterliche Wanderung eignet sich beispielsweise die Hochebene im oberen Ergolztal. Dank der mässigen Höhenlage bleibt Schnee hier meist nicht lange liegen, sodass man auf den Flurwegen und Strässchen gut vorankommt. Die Tour führt durch eine reizvolle Kulturlandschaft mit unzähligen Kirschbäumen, die auch in der vegetationslosen Zeit einen zauberhaften Anblick bieten. Schmucke Dörfer, deren malerisches Ortsbild von schönen alten Bauernhäusern geprägt ist, säumen den Weg. Ausgangspunkt der Tour ist das ringförmig angelegte Bauerndorf Rothenfluh. Über Wiesland und durch Waldgebiet geht es nach Anwil hinüber. Auf dem Dorfplatz in der Ortsmitte zieht ein prachtvoller achteckiger Brunnen den Blick auf sich. Über offenes Gelände gelangt man in leichtem Auf und Ab nach Oltingen, einem weiteren dörflichen Bijou. Die wunderschön gelegene reformierte Pfarrkirche oberhalb des Dorfs weist bedeutende spätgotische Fresken auf. Viel Weite und eine eindrückliche Aussicht auf die umliegenden Höhen des Tafeljuras erlebt man auf dem nun folgenden Abschnitt nach Wenslingen. Das ehemalige Bauerndorf verfügt ebenfalls über ein wohltuend intaktes Ortsbild und einen hübschen Dorfplatz. Für den Abstieg nach Tecknau stehen zwei verschiedene Routen zur Verfügung. Wenn viel Schnee liegt oder das Terrain vereist ist, sollte die nördliche Variante entlang des Aletenbachs gewählt werden. Bei schneefreien Verhältnissen ist dagegen der direkte Weg an der aussichtsreichen Ruine Ödenburg vorbei zu empfehlen. Die wohl über 1000 Jahre alte Burg wurde bereits 1180 aufgegeben. Weil ihr ursprünglicher Name im Laufe der Zeit verloren ging, wurde sie im Volksmund einfach zur «öden Burg».
Weitsicht hoch über dem Walensee Nr. 1177
Arvenbüel • SG

Weitsicht hoch über dem Walensee

Die Walenseeregion ist für ihr angenehmes Klima bekannt. Im Dörfchen Quinten am Nordufer des Sees gedeihen Trauben und Feigen, und in milden Wintern kann es durchaus vorkommen, dass in Weesen am westlichen Ende des Sees schon während der Skiferien Schneeglöckchen und Winterlinge spriessen. Etwas höher, im Wintersportgebiet von Amden, liegt hingegen in der Regel reichlich Schnee, was winterliche Wanderfreuden ermöglicht. Von der Busendstation Arvenbüel zieht sich ein Strässchen an Ferienhäusern vorbei zur Sesselbahn-Bergstation. Danach lässt man das Siedlungsgebiet zügig hinter sich. Der präparierte Winterwanderweg führt in sanftem Anstieg durch ein Wäldchen. Schlagartig wechselt die Atmosphäre: Die muntere Betriebsamkeit des Wintersportgebiets weicht der beschaulichen Stille der winterlichen Bergwelt. Nachdem man eine Hügelkuppe hochgestiegen ist, weitet sich der Blick auf eine bezaubernde lang gezogene Gelän-demulde. An deren Ende ist bereits der Zielpunkt der Wanderung, die Vorder Höhi, zu sehen. Praktisch ebenen Wegs gelangt man zum Stafel Altschen. Am Ende des Tälchens geht es nochmals aufwärts, bis das Ziel erreicht ist. Von den Hütten der Alpwirtschaft Vorder Höhi aus geniesst man eine herrliche Rundsicht. Im Osten zeigt sich die Churfirstenkette, nördlich davon das Säntismassiv, dazwischen die Gipfelkette der Vorarlberger Alpen. Wenn klare Sicht herrscht, sieht man im Norden bis ins Klettgau. Erst recht üppig ist das Panorama im Süden: Tödi, Clariden und Vrenelisgärtli glänzen im strahlenden Licht der Wintersonne. Bei günstiger Witterung steht auf der Vorder Höhi in der grossen Alphütte eine einfache Gastwirtschaft offen; im Angebot sind Getränke, Wurst vom Grill und Käse. Nach einem Imbiss mit Aussicht gelangt man auf gleicher Route zurück nach Arvenbüel.
Hoch über dem Vierwaldstättersee Nr. 1178
Rigi Kulm — Rigi Scheidegg • SZ

Hoch über dem Vierwaldstättersee

Wer von unten hinaufschaut, mag sich fragen, warum man den eckigen Felsrücken der Rigi sei-nerzeit «Königin der Berge» nannte (lateinisch mons regina, woraus Rigi entstand). Oben ist der Fall jedoch sofort klar: Die Aussicht ist schlichtweg majestätisch - in der Tiefe schimmert ringsum ein halbes Dutzend verschiedene Seen, darüber glänzt im Süden die Gipfelpracht der Glarner, Innerschweizer und Berner Alpen. Zum Einstieg eine rasante Abfahrt gefällig? Den Abstieg von Rigi Kulm nach Rigi Staffel kann man entweder zu Fuss oder, auf separatem Trassee, mit dem Schlitten unternehmen. Danach gilt es, ein kurzes Stück aufzusteigen: Über das Mittelperron der Bahnstation gelangt man zum Winterwanderweg, der am Rand der Skipiste zum Aussichtspunkt Rotstock führt. Von dort geht es, durchwegs mit einem grossartigen Alpenpanorama vor Augen, mässig steil nach Rigi First hinunter. Jetzt wechseln sowohl der Wegcharakter als auch die Landschaft. Die Route traversiert zunächst schneereiche Schattenhänge. Der breite Weg schmiegt sich in weiten Kurven ohne nennenswerte Höhenunterschiede ins Gelände. Im 19. Jahrhundert wurde hier eine Eisenbahnlinie angelegt. Die Linie brachte stets nur Verluste, wurde in den 1930er-Jahren stillgelegt und dient jetzt als Wanderweg und Loipentrassee. Kuriositäten wie ein Viadukt, ein kurzer Tunnel oder ein als Ferienhaus genutzter alter Waggon erinnern heute noch an den ursprünglichen Zweck der Strecke. Informationstafeln vermitteln die wechselvolle Geschichte der Panoramabahn. Bei der Wegverzweigung Hinder Dosse hat man die Wahl, entweder direkt nach Rigi Scheidegg aufzusteigen oder die Wanderung auf der einstigen Bahnstrecke fortzusetzen und über eine etwas mehr Zeit beanspruchende, aber aussichtsreiche Schlaufe ans Ziel zu gelangen.
Wo sich die Fischer treffen Nr. 1131
La Lécherette • VD

Wo sich die Fischer treffen

Unsere Wanderung beginnt im Dorfkern von La Lécherette. Es geht los mit dem Aufstieg am Skilift entlang nach Südosten. Nach rund 500 Metern auf der Teerstrasse geht es rechts in Richtung eines grossen Föhrenwaldes. Der Aufstieg ist nun gesäumt von einem kleinen Bächlein rechts und einer wunderbar blühenden Weide links. Weiter oben wird ein weiterer Bach überquert und links abgebogen. Am Ende des Weges folgt wieder eine Teerstrasse, die zum Zwischenziel Pra Cornet auf 1646 m. ü. M. führt. Die Sicht auf die Chaîne du Chaussy, den Col des Mosses, das Plateau du Lioson d'Enbas und die Gummfluh ist hier einmalig, und die wunderbare Umgebung könnte übrigens mit einer Übernachtung im Tipicamp noch mehr ausgekostet werden. Die Wanderung führt anschliessend rechts auf der Naturstrasse Richtung Lac Lioson. Nach einem ziemlich steilen Teilstück wird der Wanderweg nun zum Bergwanderweg (weiss-rot-weiss). Diesen verlässt man zu Gunsten eines Pfades, der dem Hang entlang zum Ufer des Sees führt. Man kann den See umrunden, darin die Füsse baden, die sich im klaren Wasser spiegelnden Berge bewundern oder die Fischer beobachten, die im Sommer besonders zahlreich sind. Das Restaurant «Lac Lioson» mit seiner Terrasse lädt zur verdienten Rast ein, und die Kleinen können sich am Kleintierpark erfreuen. Der Weg rechts vom Restaurant führt zurück ins Dorf Les Mosses. Wer Lust hat, kann bei einem Zwischenhalt in Lioson d'en Bas die Alpkäserei besuchen und sich mit frischen Köstlichkeiten der Alp eindecken. Eine Teerstrasse führt anschliessend auf die Alpweide, wo man links auf einen Pfad einbiegt, ein Tor passiert und dem Wanderweg bis an den oberen Dorfrand von Les Mosses folgt. Das Dorf durchquert, wandert man schliesslich an der anderen Hangseite hinab in Richtung La Lécherette.
Wandern am Feierabend 2 Nr. 1240
Solothurn — Altreu • SO

Wandern am Feierabend 2

Ungefähr 60 Feldhasen tummeln sich in der Selzacher Witi bei Solothurn. Zu sehen bekommt man sie allerdings nur selten: Sie sind vor allem nachts unterwegs. Dann kehren die Mutterhasen zu ihren gut versteckten Jungen zurück, um sie zu säugen. Drei Jahre lang hat die Biologin Denise Karp Abend für Abend die Junghasenpopulation in der Selzacher Witi überwacht. Um vielleicht doch einen Blick auf einen Hasen zu erwischen, startet man die Feierabendwanderung in Solothurn. Es geht flussaufwärts der Aare entlang. Zuerst verläuft der Weg noch auf der linken Seite auf Asphalt, wechselt dann auf die rechte Seite. Nachdem man den grossen Muttenhof passiert hat, eröffnen sich wunderbare Blicke auf die träge dahinfliessende Aare. Enten und Schwäne geniessen die Abendsonne. Zahlreiche Parkbänke und Grillstellen laden zur Rast ein. Die schönsten davon sind nach Bellach zu finden. Hier gibt es auch kleine Badestrände. Der Weg bleibt immer am Ufer des Flusses, zwischendurch ist die Sicht etwas durch Büsche verdeckt. Pfade wechseln sich mit Feldwegen ab. Dort sind auch immer wieder Traktoren unterwegs, schliesslich beherbergt die Selzacher Witi wichtiges Ackerland. Hier werden Zuckerrüben, Mais und Sonnenblumen, aber auch Quinoa angebaut. Der Bestand an Hasen hat nicht zuletzt deshalb abgenommen, weil immer weniger Ackerbau betrieben wird. In Äckern und Brachen können sich Junghasen besser vor Fressfeinden verstecken als in Viehweiden. In der Selzacher Witi versucht man möglichst naturnahe Landwirtschaft zu betreiben, damit sich selten gewordene Tiere wie der Feldhase wieder ansiedeln können. Die Massnahmen scheinen erfolgreich zu sein: Der Hasenbestand hat in den letzten drei Jahren deutlich zugenommen.
Wandern am Feierabend 3 Nr. 1241
Einsiedeln • SZ

Wandern am Feierabend 3

Auf den ersten Blick sieht es im rund 15 000 Einwohner zählenden Einsiedeln genauso aus wie in vielen anderen Schweizer Gemeinden dieser Grösse. Nach dem Aussteigen aus dem Zug geht es an einem Kiosk vorbei auf den nüchternen, schmucklosen Bahnhofplatz. Gleich dahinter präsentiert sich jedoch ein ganz anderes Bild: Konditoreien locken mit süssen Leckereien, und schicke Restaurants preisen in mehreren Sprachen ihre Spezialitäten an. Die Haupteinkaufsstrasse des Orts führt bis zu einem grossen, leicht ansteigenden Pflastersteinplatz mit einem auffälligen Brunnen, an dessen Kopfende ein mächtiges Bauwerk thront: das berühmte Kloster Einsiedeln mit der nicht minder berühmten Schwarzen Madonna. Die imposante Barockkirche ist ein international bekannter Wallfahrtsort und eine bedeutende Station auf dem Jakobsweg. Doch auch wer nicht vorhat, gleich bis nach Santiago de Compostela zu pilgern, sondern sich nur - zum Beispiel nach einem langen Tag im Büro - ein, zwei Stunden die Beine vertreten will, hat hier viele Möglichkeiten. Eine davon ist der Panoramaweg Sihlsee mit Start bei den Pferdestallungen der Klosteranlage, der zunächst durch Felder und Wiesen hindurch auf den Vogelherd und danach wieder hinunter bis an die idyllischen Gestade des Sihlsees führt. Weiter geht es für eine Weile dem Ufer entlang und schliesslich im Zickzack zurück nach Einsiedeln. Unterwegs vermitteln neun Informationstafeln allerlei Wissenswertes über die Region, und viele lauschige Plätzchen laden insbesondere Verliebte und die, die es werden wollen, dazu ein, eine Decke auszubreiten und die in weiser Voraussicht im Rucksack mitgebrachte Flasche Wein zu öffnen.
Wandern am Feierabend 4 Nr. 1242
Turbenthal — Elgg • ZH

Wandern am Feierabend 4

Nach einem hektischen und strengen Arbeitstag können ein paar Stunden Bewegung draussen in der Natur Wunder wirken - der Körper kann sich wieder entspannen, der Kopf leert sich, und in der Seele hat es wieder Platz für Freude und Genuss. Die Wanderung von Turbenthal nach Elgg ist dafür wie gemacht. Mit ihren drei Stunden hat sie an einem langen Sommerabend noch wunderbar Platz, sie ist nicht zu streng, und Ausgangs- und Endpunkt sind bestens erschlossen. Wunderbar auch: Nach etwa zwei Dritteln der Strecke, und dann am Ziel in Elgg, stehen schöne Restaurants für ein Abendessen oder einen Imbiss bereit. Es dauert nicht lange, bis man vom Bahnhof in Turbenthal mitten in der Natur ist. Im verschlungenen Hutziker Tobel fühlt man sich im Nu weit weg von allem - die tief stehende Sonne funkelt durch das Blätterdach des Waldes, und auf beinahe zwei Kilometern folgt man dem plätschernden Bach. Etwa nach der Hälfte der Strecke erreicht man den 890 Meter hohen Schauenberg mit den Ruinen einer alten Burg; mit der Feuerstelle und dem überraschend auftauchenden Blick zu den Alpengipfeln und weit über das zürcherische und thurgauische Hügelland ist dies ein wunderbarer Rastplatz. Auf der zweiten Hälfte der Wanderung geht es beständig abwärts Richtung Eulachtal - zu etwa gleichen Teilen im Wald und durch Wiesen und Felder. Bei Guwilmüli steht das nostalgische Landbeizli mit demselben Namen. Ein letztes Naturjuwel ist das Farenbachtobel; hier hat sich der Farenbach ein stellenweise enges Tal in die Berge gefressen, und am unteren Ende lädt ein lang gezogener Weiher zu einer Pause. Schliesslich erreicht man das hübsche Städtchen Elgg, das bereits im 8. Jahrhundert zum ersten Mal erwähnt wurde. Sehenswert sind die Gassen mit hübschen Riegelhäusern und die 500-jährige St.-Georgs-Kirche, der bedeutendste spätgotische Sakralbau der Zürcher Landschaft.
Wilde Wasser am Piz Ela Nr. 1243
Filisur — Preda • GR

Wilde Wasser am Piz Ela

Eigentlich hätte der Selabach in Filisur zur Stromproduktion genutzt werden sollen. Doch der Bergbach hat die Angewohnheit, im Winter zu versiegen. Also gab man die Pläne wieder auf. Im Sommer hingegen rauscht der Selabach wild und unüberhörbar durchs Val Spadlatscha, von seinem Quellgebiet am Fusse des Piz Spadlatscha bis zur Mündung in die Albula. Sein Wasser machen sich die Menschen trotzdem gerne zunutze: Auf der Alp Prosot, wo jährlich bis zu fünf Tonnen Käse produziert werden, liefert der Bach Strom für die Melkmaschine sowie für die Lampen und Geräte im Alpgebäude. Weiter unten im Tal, bei Sela, lässt der Bach ein Wasserrad munter klappern. Früher bezog man aus ihm Trinkwasser. Das Val Spadlatscha ist vom Menschen geprägt. Holz und Heu wird hier gewonnen, auf den saftigen Weiden sömmern Kühe und Rinder, in den ehemaligen Heuställen geniesst man Maiensässferien. Seit 2012 gehört das Seitental des Albulatals zum Naturpark Ela. Auf einer Zweitageswanderung lassen sich das Val Spadlatscha und die Bergwelt um den Piz Ela erkunden. Nach dem Start in Filisur wird auf breitem, aber steilem Waldweg die Maiensässsiedlung Sela erreicht. Die als Walserweg markierte Route führt nun weniger stark ansteigend dem Selabach entlang zur gemütlichen Elahütte, einer Selbstversorgerhütte im Quellgebiet des Bergbachs. Unterwegs lohnt sich ein Abstecher zur Alp Prosot, wo Käse verkauft wird. Am zweiten Tag umwandert man den markanten Piz Ela nahezu. Der Weg bringt einen erst auf den Pass d’Ela mit toller Aussicht auf das Tinzenhorn, danach am Lai Grond entlang und über die 2831 Meter hohe Fuorcla da Tschitta ins urtümliche Val Tschitta. Ein langer Abstieg führt über die Sommersiedlung Naz zum Bahnhof Preda.
Steinig ins Val Tisch Nr. 1244
Chants — Bergün/Bravuogn • GR

Steinig ins Val Tisch

Der Selabach war einer von drei Bündner Bergbächen, die man 2007 zur Stromproduktion nutzen wollte. Ebenfalls geplant waren Kraftwerksanlagen an der Albula zwischen Naz und Bergün und an der Ava da Tisch im Val Tisch. Das Projekt erregte in der Standortgemeinde Bergün die Gemüter: Der Aussicht auf Arbeitsplätze und Einnahmen stan- den naturschützerische und touristische Beden- ken gegenüber, liegt doch der fragliche Abschnitt der Albula im Einzugsgebiet des Unesco-Welterbes Albulabahn. Schliesslich gewichteten die Bewohner eine intakte Landschaft höher und verweigerten die Konzession. Das Val Tisch, ein Seitental des Albulatals, ist ein Leckerbissen für Liebhaber einsamer Landschaften und urtümlicher Natur. Will man das Tal in seiner ganzen Länge kennenlernen, muss man es sich aber verdienen. Die anspruchsvolle und lange Tageswanderung startet im Weiler Chants im Val Tuors, einem Nachbartal. Der Weg bringt einen erst zur Alp digl Chants und danach in einer Schlaufe auf den Höhenweg, der über dem Val Tuors und dem Val Plazbi zum Murtel da Lai führt, dem Bergsee vor der Kulisse des mächtigen Piz Kesch. Die folgende Überquerung des Piz Murtel da Fier ist Höhepunkt und Schlüsselstelle der Wanderung, feines Geröll und grobes Blockgestein erfordern die Aufmerksamkeit. Der lange Abstieg durch das Val Tisch ist dagegen purer Genuss, wenn auch der Weg zu Beginn an- spruchsvoll bleibt. Doch nach und nach wird das Tal sanfter, und nach den Kühen auf der Alp Tisch ist der Bergwald treuer Begleiter bis nach Bergün.
Wandern und fischen Nr. 1245
St-Gingolph — Le Châble • VS

Wandern und fischen

Das Wandern ist des Fischers Lust. Warum nicht einmal nach dem Wandern über die Savoyer Berge die Angelrute auspacken? Der Lac de Taney hoch über dem Rhonetal, eingebettet in die Savoyer Alpen, ist sowohl für Wanderer als auch für Fischer ein lohnendes Ziel. Für ambitiöse Wanderer bietet sich etwa die erste Etappe des Wanderland-Pässewegs an: Der Weg führt vom Grenzdorf St-Gingolph zuerst durch den dichten Wald, der die südöstliche Seite des Genfersees bedeckt, dann sanfter über die Alpweiden von L’Au de Morge. Der nun folgende ruppige und steile Aufstieg überwindet in kürzester Zeit die 600 Meter Höhenunterschied hinauf zum Col de la Croix über dem smaragdfarbigen Kleinod Lac de Lovenay. Von dort schweift der Blick zum Nordufer des Genfersees. Weiter via Pas de Lovenex zur Alp En Loz am Fusse der Cornettes de Bise. Teilweise über einen alten Karrenweg zieht die Route hinunter zum Feriendorf Le Taney am See. Dank Besatz mit 5000 Regenbogenforellen und 5000 kanadischen Seesaibling können nach der Wanderung noch einige Forellen aus dem idyllischen See gezogen werden. Der Lac de Taney bietet aber noch mehr. Das Naturschutzgebiet ist ein Amphibienlaichplatz von nationaler Bedeutung, das Quaken der Frösche bildet die Begleitmusik zum Bummeln um den See. Und im Hochsommer ist der Lac de Taney ein erfrischender Badesee. Vielleicht trifft man am Ufer einen der lokalen Fischer, der vom sagenhaften Fang der mehr als sechs Kilogramm schweren Forelle erzählt, die ein Kollege aus Vouvry aus dem See gezogen hat. Hinunter zur Postautohaltestelle «Miex, Le Flon» fährt entweder das Alpentaxi. Oder man testet über die steilen Abkürzungen die Festigkeit der Knie.
Geologie hautnah Nr. 1248
Glarus — Schwanden GL • GL

Geologie hautnah

Mit Glarus verbindet man hohe, unverrückbare Berge, die fast senkrecht aus dem Talboden in den Himmel stechen. Kaum zu glauben, dass alles hier nur Schein und eine Frage der Zeit ist: Denn hier steht kein Stein und kein Fels da, wo er ursprünglich mal war. Diese Wanderung führt von Glarus zur Lochsiten bei Schwanden, einem Ort, an dem sich eigentlich die Luchse Gute Nacht sagen. Doch für die Geologie und die Geschichte dieser Wissenschaft ist er ein Mekka und vielleicht so wichtig wie kaum ein anderer Punkt auf dieser Welt. Denn vor rund 120 Jahren wurde hier erkannt, wie die Berge wirklich entstanden: Während zehn Millionen Jahren schoben sich ältere Gesteinsmassen über jüngere, eine Schicht Kalk diente als Schmiermittel. Die Schichten sind heute gut erkennbar. Zunächst aber führt die Wanderung nach Glarus und auf die Burg, einen der sieben Hügel rund um die Stadt mit prächtiger Sicht auf den Vorder Glärnisch. Weiter geht es entlang der Linth nach Ennetbühls, das Dorf hinauf und entlang von historischen von Trockenmauern gesäumten We- gen nach Ennenda. Verschiedenfarbige Steine sind in diesen Mauern zum wilden Ritt durch die Erdgeschichte zusammengestellt. Ennenda, das Dorf, ist einen kleinen Abstecher wert: Mit der Industrialisierung im 19. Jahrhundert wurde es zum Fabrikdorf mit eindrücklichen Bauten. Weiter geht es über Gelände, die ein Bergsturz vom Guppen, einem Berg auf der gegenüberliegenden Talseite, gebildet hat. Zurückgelassen hat er eine hügelige Landschaft und den kleinen Berg zuhinterst im Tal, auf dem das Dorf Sool steht. Von hier geht es hinunter an den Sernf und zur Lochsiten, diesem eigentlich unbedeutenden, unscheinbaren Ort, der es jedoch als Reproduktion ins Naturhistorische Museum von Amerika bis nach New York geschafft hat. Dem Ufer des Sernf entlang geht es über Wiesen und später der Strasse entlang zum Bahnhof in Schwanden.
Dem Schiefer nahe Nr. 1249
Elm • GL

Dem Schiefer nahe

Der Schieferabbau war während Jahrzehnten prägend für die Wirtschaft des Sernftales. Der Bergsturz von Elm 1881 sowie der immer unrentabler werdende Abbau liessen die Einkommensquelle aber langsam versiegen. Doch heute noch ist das schwarze Gestein für Elm und seine Umgebung prägend. In Elm kann die Schiefertafelfabrik besichtigt werden, etwas weiter nördlich in Engi der Landesplattenberg, wo das Gestein abgebaut worden ist. Während zweieinhalb Stunden geht man durch eindrückliche Höhlen, die von Menschenhand gebrochen worden sind. Die Wanderung auf den Firstboden führt oberhalb des Bergsturzes vorbei. Zwar trifft man hier nicht auf massenweise Schiefer, doch von hier aus lässt sich mit Blick auf das Dörfchen Elm das verheerende Ausmass des Bergsturzes nachvollziehen. So richtig beginnt die Wanderung bei der Bergstation der Tschinglenbahn, führt an der Tschinglen-Wirtschaft vorbei und über zwei einfache, geländerlose Brücken, die bereits eine Portion Schwindelfreiheit fordern. Der darauf folgende Aufstieg ist für Kinder anstrengend, führt aber durch eine abwechslungsreiche Abfolge von Wald, Weide und Bächen. Immer wieder sind die Glarner Hauptverschiebung und das Martinsloch zu sehen. Oben wartet eine Feuerstelle mit einem tollen Blick aufs Sernftal. Der nächste Abschnitt ist für ungeübte Kinder und nicht schwindelfreie Wanderer anspruchsvoll. Der Abstieg ist teilweise steil, nach Märchtliplangge führt der Weg durch eine steile Flanke mit viel losem Steinmaterial. Anschliessend ist er aber wieder einfach zu begehen und führt wieder zur Tschinglenhütte. Von hier aus erfolgt ein prächtiger Abstieg durch die Tschinglenschlucht, vorbei an grossen Schie- ferwänden.
Schwefelbäder im Glarner Linthal Nr. 1250
Bergli — Bergstation Brunnenberg • GL

Schwefelbäder im Glarner Linthal

Ins Linthal zog einst, wer Genesung suchte: Viele körperliche Leiden sollen mit dem schwefelhaltigen Quellwasser des Tals gelindert worden sein. Zur Blütezeit des Kurtourismus Ende des 19. Jahrhunderts verwöhnte das pompöse Bad Stachelberg in Linthal seine Gäste mit vielen Annehmlichkeiten. Wichtig war das Kurhaus auch als Treffpunkt der besseren Gesellschaft aus dem In- und Ausland: Manch eine Hochzeit wurde dort eingefädelt und gefeiert. Die Kranken ohne Geld und Namen kurten im einfachen Schwefelbad Luchsingen. Zweimal täglich wurde während einer Kur gebadet. Am ersten Tag je eine halbe Stunde, dann täglich je eine halbe Stunde länger, bis der Kurgast jedes Mal je drei Stunden in seiner hölzernen Wanne sass. Ergänzend wurden sechs bis zwölf Gläser Schwefelwasser getrunken. Manch einer dürfte froh gewesen sein, wenn die Kur nach drei bis vier Wochen zu Ende war und es ihm gesundheitlich auch wirklich besser ging. Heute erinnert im Linthal wenig an den Kurtourismus von früher. Dafür geniessen Wandern- de die Vorzüge einer klassischen Höhenwanderung mit viel Aussicht und zwei Naturspektakeln mit klarem Bergwasser. Da wäre zum einen der erfrischende Wasserfall Berglistüber, der seinem Namen alle Ehre macht. Er ist das erste Wanderziel und wird in wenigen Minuten von der Postautohaltestelle «Linthal, Bergli» aus erreicht. Nach einem steilen Aufstieg führt die Bergwanderung entlang eines Höhenwegs über Braunwald bis zum malerischen Oberblegisee, Naturattraktion Nummer zwei. An der Talstation Luchsingen angekommen, empfiehlt sich ein Abstecher zur Schwefelquelle, die der Dorfverein Luchsingen und viele Freiwillige schön aufgewertet haben. Hier ist der Durst schnell mit nach faulen Eiern riechendem Quellwasser gestillt. Wenig appetitlich, doch schon Fritz Zweifel, Badmeister von Stachelberg, pflegte zu sagen: «Was dem Kranken nützt, kann auch dem Gesunden nicht schaden.»
Bergwanderwege im Jura 1 Nr. 1251
Goumois — Le Noirmont • JU

Bergwanderwege im Jura 1

Der einzige weiss-rot-weiss markierte Wanderweg im Kanton Jura bekennt früh Farbe: Bereits ab Goumois wird man gewarnt, dass in etwa 45 Mi- nuten, oberhalb von Le Theusseret, Konzentration und Trittsicherheit gefragt sein werden. «Wir wollten Wanderer mit wenig Bergerfahrung vor einer bösen Überraschung bewahren. Wer von Goumois her auf dem friedlichen Uferweg dem Doubs entlangschlendert, rechnet nicht unbedingt damit, dass ihn auf dem nächsten Abschnitt Leitern und Stahlseile erwarten», erklärt Pascal Guerry vom kantonalen Amt für Raumentwicklung. Noch anspruchsvoller wird der Weg, der nach der Auberge Le Theusseret rasch an Höhe gewinnt, wenn es geregnet hat und ihn die nassen Blätter rutschig machen. Doch die Mühe lohnt sich, führt die Route doch im Zickzack durch ein hübsches Waldreservat, mit Moos in allen Farben und hohen Tannen, die sich sanft im Wind wiegen. Hin und wieder schreckt das Knirschen eines Stammes die Wandernden auf, die aber gut daran tun, ihren Blick umgehend wieder auf den Boden vor ihren Füssen zu richten, um nicht über einen umgestürzten Baum zu stolpern, der hie und da auf dem Weg liegen kann. Das darf er auch, denn «in einem Waldreservat hat sich der Mensch der Natur anzupassen und nicht umgekehrt», betont Guerry. Noch etwas weiter oben - kurz vor der Arête des Sommêtres, wo sich der Wald allmählich wieder lichtet - sticht einem ein Baum ins Auge, der alle anderen überragt: «der Präsident», eine uralte Weisstanne (Abies alba), die dank ihrer beeindruckenden Grösse davor verschont bleibt, gefällt zu werden, und deren mächtiger Schatten die Wandernden bis zum Waldrand zu verfolgen scheint.
Bergwanderwege im Jura 2 Nr. 1252
Kurhaus Balmberg — Matzendorf • SO

Bergwanderwege im Jura 2

Einst, so erzählt man sich, war die Flüeweid ein wahrhaft gesegneter Ort, mit saftigem Gras, den besten Kräutern und wohlgenährtem Vieh. Um dem Schöpfer für seine Grosszügigkeit zu danken, errichteten die Bauern der Umgebung hoch über den Weiden ein weitherum sichtbares Kreuz. Doch dann wurde ein neuer Senn verpflichtet, für den nichts als Geld und Reichtum von Bedeutung war. Dieser schloss einen Pakt mit dem Teufel, der ihm für die Zerstörung des «Höch Chrüz» sieben Säcke Gold versprach. Nicht lange danach zog ein schweres Gewitter über die Region, und zwei Tage später fand man den leblosen Senn unter dem gefällten Kreuz, die Säge noch in den Händen. Nach diesem Frevel wurde die Gegend von Erdrutschen und Seuchen heimgesucht, und die Einheimischen, die in der Folge auch kein neues Kreuz mehr aufstellen mochten, benannten die Flüeweid in «Teuffelen» um. Heute ist das Hochchrüz ein bekannter Aussichtspunkt auf dem Jurahöhenweg. Diesen kann man, von Ober- balmberg her kommend, hier verlassen, um - nun nicht mehr auf einem breiten Weg mit freiem Blick auf die solothurnische Landschaft, sondern auf einem schmalen, der Krete folgenden Pfad durch ein Waldstück - über die Bättlerchuchi zur Hinteregg zu wandern. Besonders beliebt ist das Gebiet rund um die Bättlerchuchi auch bei Sportkletterern, die hier zahlreiche Felswände mit unterschiedlichem Schwierigkeitsgrad zur Auswahl haben. Auf der Hinteregg lädt die charmante gleichnamige Bergwirtschaft zu einer Stärkung ein, bevor es zum Abschluss auf einen der wenigen, weiss-rot-weiss markierten Bergwanderwege im Juramassiv geht, der durch die geheimnisvolle Horngrabenschlucht hinunter nach Matzendorf führt.
Steile Pfade am Soredapass Nr. 1253
Zervreila — Aquilesco Ghirone • GR

Steile Pfade am Soredapass

Steil, lang und beschwerlich ist der Weg vom Tessiner Bleniotal über den 2759 Meter hohen Soredapass in die Valser Länta. Das hinderte die Bauern von Ponto Valentino, Castro und Marolta nicht daran, ihre Tiere im benachbarten Bündnerland zu sömmern, auf der Alpe Soreda, zu Deutsch Lampertsch Alp. 1451 kauften die drei Gemeinden die Alp, war doch im Bleniotal gutes Weideland rar und auf den Märkten die Nachfrage nach Alpprodukten gross. Bis 1957 blieb die Lampertsch Alp in Tessiner Hand. Die historische Route über den Soredapass bietet ein Bergerlebnis im geplanten Nationalpark Adula. Am besten plant man zwei Tage ein mit einer Übernachtung in der SAC-Läntahütte. Zum Auftakt empfiehlt sich eine Wanderung über das Furggelti. Diese beginnt in Zervreila am Stausee. Das Zervreilahorn stets im Blick, erklimmt man den 2712 Meter hohen Übergang ins Läntatal. Am zweiten Tag startet der Aufstieg kurz vor den Hütten der Lampertsch Alp. Nach einem kurzen, ausgesetzten Abschnitt geht es gemächlicher dem Pass entgegen, vorbei an zwei Bergseen. Wer mag, besteigt über einen Alpinwanderweg noch den 3103 Meter hohen Pizzo Cassinello. Danach gilt es ernst: Die Steilrinne unter dem Pass ist die Schlüsselstelle der Tour, heikle Stellen sind gesichert. Für eine Pause oder eine zusätzliche Nacht bietet sich das Rifugio Scaradra an, die Hütte auf der gleichnamigen Alp. Zwei Bachquerungen und ein paar Steilstellen fordern auf dem Weiterweg nochmals Aufmerksamkeit. Dann hat man es geschafft und steht auf der Luzzone-Staumauer, an der Haltestelle des Bus alpin nach Olivone. 2016 befährt Bus alpin die Strecke ab Diga di Luzzone (Staumauer) nach Ghirone wegen Bergsturzgefahr nicht. Der Bergwanderweg entlang der Strecke ist aber offen.